La “questione doppiaggio” nell’ambito della circolazione internazionale delle opere cinematografiche e audiovisive, oltre che dal punto di vista commerciale, sta assumendo un’importanza sempre più rilevante sia sul piano culturale che su quello più specificamente linguistico.
La professione di riscrittori di dialoghi di opere audiovisive straniere costringe a un continuo confronto col la particolarità della lingua italiana, con la necessità di creare un linguaggio parlato non banale, che spesso obbliga a costruzioni ai limiti dell’equilibrismo, alla ricerca di un “senso” che porta spesso all’estremo l’equazione “traduzione=tradimento”.
L’Italia, paese con forti tradizioni cinematografiche e con oltre 600 emittenti TV, rappresenta il laboratorio ideale per analizzare il modo in cui il processo di trasposizione linguistica effettua quell’operazione di mediazione culturale necessaria alla comprensione e quindi alla circolazione delle opere audiovisive provenienti dai più diversi paesi. Questione di non poco conto, specie se messa in relazione con l’attuale situazione di un mercato che vede avvicinarsi sempre più l’era della diffusione multimediale dei programmi, sia verso che dall’Italia. Una rivoluzione annunciata e già in corso, che ha necessariamente nel doppiaggio, nella sua internazionalizzazione, uno dei punti di forza, ma che in un mercato senza regole come il nostro rischia di scardinare ulteriormente la resa professionale degli addetti e i livelli qualitativi delle opere doppiate.
Chi sono e saranno i garanti dell’opera originaria? Quali saranno i nuovi committenti? Come tutelare le lingue e le identità culturali, le produzioni nazionali? Perché i film italiani non vengono doppiati all’estero? E i bambini, parleranno “doppiaggese”? Quali opere potranno sostenere i costi di adattamenti e doppiaggi professionali? E il diritto d’autore? La formazione? La critica? Quali devono essere le nuove regole del doppiaggio?
La Norma Traviata (Atti del Convegno presenti nel libro Barriere)